B 3. Exchange networks in the Eastern Mediterranean

This session looks at a number of interrelated issues covered by the word ‘exchange’ (which necessarily covers, but is not limited by, all forms of trade), and the technological and geographical conditions that made such exchange possible (particularly Mediterranean ‘connectivity’). First it looks at the exchange of goods, whether primarily social (as gifts or other ‘entangled objects’) or commercial (as commodities), and the social and economic networks these exchanges create. Second, it looks at how the exchange of goods mediates changes in technology, ideas and culture – exchange, that is, as a medium of acculturation. It seeks to relate these wider patterns to the particular, local circumstances of two of the East Mediterranean’s larger islands, namely Crete and Cyprus, whose respective social and economic development take radically paths in the Early Iron Age and Archaic periods.

1. Athina Chatzidimitriou (Hellenic Ministry of Culture)

Transport of Goods in the Mediterranean region from the Geometric to the Classical Period – Images and Meanings

  1. William Caraher (The University of North Dakota), Robert Scott Moore (Indiana University of Pennsylvania), David K. Pettegrew (Messiah College)

Trade and Exchange in the Eastern Mediterranean: A Model from Cyprus

  1. Katerina Panagopoulou (University of Crete)

Social networks and exchange in ancient Greece: the evidence of weight standards (a case study)

  1. Marie-Claude Boileau (British School at Athens), James Whitley (Cardiff University), Anna Lucia D’Agata (CNR, Roma)

Pottery production in Iron Age Crete Viewed in the Context of Regional and External Trade Networks: A Ceramic Petrology Perspective

  1. Anna Cannavò (Univerité Lumière-Lyon 2)

The Cypriot Kingdoms in the Archaic Age: A Multicultural Experience in the Eastern Mediterranean

A 11. Incontro tra romani e meroiti: due identità culturali a confronto

La sessione presenterà alcuni studi che analizzano e mettono a confronto fonti letterarie ed evidenze archeologiche relative ai contatti e agli scambi intercorsi tra il mondo romano ed il mondo meroitico.

Con il testo “La rappresentazione del potere: due ideologie a confronto” verranno esaminate le figure degli imperatori romani e dei sovrani meroiti per cogliere sia gli elementi che accomunano sia quelli che diversificano due ideologie del potere così lontane geograficamente.

Con il testo “Modalità di approvvigionamento idrico nella Nubia in epoca romana: il caso della saqia”, attraverso un confronto con quelli romani, si studieranno i sistemi idrici in uso nelle regioni desertiche d’Egitto e Sudan comprese tra le prime tre cateratte del Nilo. Particolare attenzione sarà rivolta alla saqia – un complesso ingranaggio a trazione animale importato lungo la valle fluviale a partire dall’epoca romana, strumento che ha avuto un fondamentale ruolo innovativo dell’approvvigionamento idrico e nella produzione agricola della Nubia a partire dai primi secoli dell’età imperiale.

Con i testi “Le vie del commercio di Roma e di Meroe” e “Contatti e influenze religiose tra romani e meroiti”, attraverso l’analisi delle relazioni e i contatti tra due popoli, si cercherà di delineare le possibili influenze reciproche tra i due popoli, soprattutto per quanto riguarda le credenze religiose e il contributo nell’evoluzione sincretistica del culto isiaco.

 

  1. Amarillis Pompei (Independent Researcher)

La rappresentazione del potere: due ideologie a confronto

  1. Luisa Bongrani (Università di Roma “La Sapienza”)

Ideologie politiche territoriali di Roma e Meroe: dallo scontro alla convergenza sinergica

  1. Maria Iride Pasquali (Università di Roma “La Sapienza”)

Contatti e influenze religiose tra romani e meroiti

  1. Rossella Fabiani (Independent Researcher)

Le vie del commercio di Roma e di Meroe

A 10. Lybia and North Africa in Archaic and Classical times: reconsidering the role of the Local Communities in the light of the recent Archaeological Investigations

The archaeological investigation, and historical interpretation, of ancient Libya, has traditionally focussed its attention mainly in Pheonician and Greek colonisations, followed by the Roman conquest and subsequent reorganisation of the territory. Little was known of the local people, mostly mentioned in Classical sources and poorly investigated in their archaeological remains, till the last decade.

The present session presents different topics dealing with the recently excavated or studied remains of local communities, both on the coast (Cyrene) and in the Saharan region of Fazzan (Ghat and Fewet). Moreover, attention is given to the active role of the desert communities both in the introduction and adaptation of irrigation systems – foggaras – allowing the development of an intensive agriculture in the Saharan oases, and to their key role in the organisation of trade through caravan roads. Caravans crossed the desert and allowed exotic imports from inner Africa to flow to the Mediterranean emporia, while precious items from the rich colonies in the coast reached the local polities, developing, in Classical times, into proto-state entities.

 

  1. Mario Luni, Claudia Cardinali, Francesca Uttoveggio, Oscar Mei (Università di Urbino)

Traccie della frequentazione libya nel sito di fondazione di Cirene

  1. Lucia Mori (Università di Roma “La Sapienza”)

Between the Sahara and the Mediterranean Coast: the Archaeological Research in the Oasis of Fewet (Fazzan, Libyan Sahara) and the Rediscovery of the Garamantes

  1. Maria Carmela Gatto (Università di Roma “La Sapienza”)

The Garamantes of the Fazzan: Imported Pottery and Local Productions

  1. Stefano De Angeli, Stefano Finocchi (Università della Tuscia di Viterbo)

Origine e diffusione dei canali idrici drenanti (qanats/foggaras) in Africa settentrionale in età antica

A 9. Punici, Greci e Romani a Leptis Magna e Sabratha: un incontro di culture fra Ellenismo e età imperiale

Le città di Tripolitania – grazie al fatto che dal 201 a.C. in poi furono sottratte al pesante vectigal annuale dovuto a Cartagine e rimasero praticamente indipendenti al margine dell’impero di Massinissa – conobbero dal II – I secolo a.C. una libertà di rapporti commerciali, soprattutto con l’area cirenaica e alessandrina, ma anche con Roma e con la penisola italiana, che portarono ad una produzione architettonica ed artistica e sul terreno a nuovi impianti urbanistici in cui si colgono la sintesi di radicate tradizioni locali da un lato, e gli apporti culturali nuovi, dall’altro.

È un quadro che solo la Tripolitania, rimasta immune dal fenomeno colonizzatore romano, ci offre nell’Africa già punica: si pensi che a Leptis si scrisse in un punico elegante fin nel pieno del II secolo d.C. ma che già dall’8 a.C. la città fu sede di un culto di Augusto divinizzato. Parimenti, mentre urbanistica e architettura risentono largamente dell’esempio alessandrino e cirenaico, nella realizzazione del mercato augusteo di Leptis appare riprodotto un modello già presente in area italica.

È dunque la peculiare fusione culturale di Punici e non Punici in Tripolitania in un momento storico ben preciso – fra la fine dell’ellenismo e i primi secoli dell’impero – che la sessione proposta cercherà di presentare in un quadro poliedrico e il più possibile completo.

 

  1. Antonino Di Vita

I mausolei punici di Sabratha e l’impianto urbano della città ellenistica: prodotti di un sincretismo culturale

  1. Benedetta Bessi (John Cabot University, Rome)

Le città dei morti: ritualità e tipologia delle necropoli di Sabratha

  1. Francesco Tomasello (Università degli Studi di Catania)

Tradizione locale e influssi esterni nell’architettura protoimperiale di Sabratha

  1. Giorgio Rocco (Politecnico di Bari)

Tradizione locale e influssi esterni nei tre templi giulio-claudii del Foro Vecchio di Leptis Magna

  1. Mabrok Al Zanati (Department of Antiquities Sabratha, Libya)

Motivi alessandrini e tradizione punica in due tombe di Sabratha

  1. Nicola Bonacasa (Università degli Studi di Palermo)

Roma in area punica: le terme di Sabratha

A 8. Corrientes culturales púnicas, Ibéricas y Romanas en Cataluña

La arqueología clásica en Cataluña ha experimentado un gran avance en los últimos tiempos, tanto en lo referente a la investigación de campo, como a publicaciones y a la potenciación de centros de estudio. Un gran esfuerzo se ha orientado a conseguir una colaboración institucional entre el Gobierno autónomo, que tiene transferidas las competencias en todo lo concerniente a arqueología, y las diferentes administraciones públicas. Los grandes centros de investigación radican en las Universidades, en los Museos y en los Institutos especializados, destacando la reciente creación del ICAC. Dentro de la arqueología urbana, conviene mencionar los grandes trabajos llevados a cabo en las principales ciudades romanas: Tarraco, Barcino, Baetulo, Iluro, Gerunda, Emporiae, Ilerda. En los últimos años se ha empezado a excavar en gran extensión la ciudad de Iesso (Guissona). Y precisamente este año 2008 se celebra el centenario del inicio de las excavaciones en Emporiae, punto de desembarco de los Escipiones en el año 218 a.C. Haremos una breve presentación tanto de las excavaciones programadas como de las de urgencia, señalando los resultados principales. Nunca se había excavado tanto ni se había dedicado tanto dinero a la arqueología como en la última década, aunque es preciso cambiar el sistema de gestión de los resultados de estas excavaciones, de modo que sean debidamente explotados científicamente y se les dé una correcta difusión. También, como líneas de investigación actuales, haremos una síntesis de la arqueología del paisaje y del territorio y de las tecnologías puestas en práctica dentro del campo de la arqueometría y de los nuevos sistemas de registro y de restitución. Finalmente, enumeraremos las intervenciones de las instituciones arqueológicas catalanas en el exterior. Todo ello irá orientado a ofrecer un balance actualizado del estado actual de la arqueología clásica en el territorio que analizamos, teniendo en cuenta las culturas en contacto y la circunscripción de la arqueología clásica en el marco de las ciencias de la antigüedad.

 

  1. Isabel Rodà de Llanza (Institut Català d’Arqueologia Clàssica – ICAC), Pere Izquierdo i Tugas (Museu d’arqueologia de Catalunya)

L’archeologia classica in Catalogna. Correnti culturali puniche, iberiche e romane

  1. Anna Gutiérrez García-Moreno (Universitat Autònoma de Barcelona)

Recursos lapídeos del noreste de la península ibérica en época romana: canteras y ciudades

  1. Ada Cortés i Vicente (Institut Català d’Arqueologia Clàssica – ICAC), Josep Guitart i Duran (Institut Català d’Arqueologia Clàssica – ICAC)

La Arqueologìa de la casa romana en Cataluña

  1. Josep Maria Macias Solé (Institut Català d’Arqueologia Clàssica – ICAC), Joan Josep Menchon Bes (Ayuntamiento de Tarragona Museo de Historia de Tarragona), Andreu Muñoz Melgar (Museu Bíblic Tarraconense), Immaculada Teixell Navarro (Museo de Historia de Tarragona)

La acrópolis de Tárraco y la implantación urbana del culto imperial en la capital de la Hispania Citerior

  1. Josep Maria Palet (Institut Català d’Arqueologia Clàssica – ICAC), Héctor Orengo (Université de Limoges), Ana Ejarque (Université Blaise Pascal), Itxaso Euba (Institut Català d’Arqueologia Clàssica – ICAC), Yannick Miras (Université Blaise Pascal), Santiago Riera (Seminari d’Estudis i Recerques Prehistòriques)

Formas de paisaje de montaña y ocupación del territorio en los Pirineos orientales en época romana: estudios pluridisciplinares en el valle del Madriu-Perafita-Claror (Andorra) y en la Sierra del Cadí (Cataluña)

  1. Marta Prevosti (Institut Català d’Arqueologia Clàssica – ICAC), Jesús Carruesco (Institut Català d’Arqueologia Clàssica – ICAC)

Aportaciones del mundo helenístico a una tipología de hábitat rural romano: casas-torre y casas fortificadas

  1. Maria Carme Belarte (ICREA / ICAC), Pau Olmos (ICAC), Jordi Principal (MAC)

¿Los romanos “iberizados”? Aportaciones romanas y tradiciones indígenas en la Hispania Citerior mediterránea

A 7. Colonising a colonised territory: settlements with Punic roots in Roman times

Traditional approaches to the process known as ‘Romanisation’ usually have taken into account the interaction between Roman colonists and native populations around the Mediterranean. Roman colonisation, however, took place in vast regions over a territory previously colonised by Carthage. How did the settlement of Punic population in certain cities affect the redefinition of identities in Republican and early Imperial times? Is there a distinctive way of ‘becoming Roman’ in these areas? Could certain trends in rituals, town planning or settlement in the landscape be observedin these contexts? How was the coexistence of different identities – Roman/Punic/local – negotiated in these populations? How was this multilayered identity expressed through material culture and to what extent might it have influenced the way these groups interacted with Roman colonists? All these issues are directly relevant to a postcolonial analysis of cities, rural settlements and ritual places with Punic roots in Roman times, where aspects like hybridisation, mimicry, coexistence of several ‘discourses’ in a given city, or expression of different types of social identity through material culture and the ‘rituals’ of the daily life, should be stressed.

  1. Alicia Jiménez (Consejo Superior de Investigaciones Científicas)

Introduction: Colonising e Colinised Territory. Settlements with Punic Roots in Roman Times

  1. Carlos Cañete Jiménez (Consejo Superior de Investigaciones Científicas)

Retelling the tale: Modernity, Colonialism and Discourse about Roman Expansion

  1. Rossella Colombi (Independent Researcher)

Indigenous Settlements and Punic Presence in Roman Republican Northern Sardinia

  1. Alicia Jiménez (Consejo Superior de Investigaciones Científicas)

Roman Settlements/Punic Ancestors: some examples from the Necropolis of Southern Iberia

  1. Carmen Aranegui, Jaime Vives-Ferrándiz Sánche (Museum of Prehistory, Valencia)

Romanisation in the Far West: Local Practices in Western Mauritatia (II C.B.C.E. – II C.C.E.)

  1. Josephine Quinn (University of Oxford)

The Reinvention of Lepcis

  1. Elizabeth Fentress

Response: Cultural Layering and Performative Ethnicity

  1. Peter van Dommelen

Response: Local Representations

A 6. Ritual Communities and Local Identities in the Iron Age-Archaic Western Mediterranean

In the 21th century, the boundaries of our established “communities” and local identities are increasingly reworked to articulate the changing social and political realities of a global world. The rituals in which we engage play a fundamental role in this process, whether it be in preserving “local” traditions or by integrating new groups into our social fabric. This session relates such issues to the ancient world by examining how groups in the western Mediterranean participate in global and local communities through ritual practice and what this means for understanding “identity” and “connectedness” during the Iron Age and Archaic periods. Ritual practice has increasingly been interpreted as a shared experience that creates distinct communities of people. In many cases, multiple “ritual communities” could co-exist within a single area. By understanding these variant expressions of ritual, we can explore the tension between local and broader regional networks and better define the roles of different ritual spaces. The session also stresses the importance of understanding societies in the western Mediterranean as locally constructed. In some cases, old rituals were re-instituted, perhaps hearkening back to older traditions of local identity and reflecting some degree of religious fundamentalism. In other cases, new practices were incorporated into older systems of religious worship and ritual expression, implying that the ritual sphere was gradually adapted for new functions. The regional diversity of the papers may also identify whether there are “global” patterns of change and practice. In this way, we seek to understand how the creation of ritual communities may have paved the way for a new level of social and political integration in the western Mediterranean.

 

  1. Ana Delgado (Universitat Pompeu Fabra, Barcelona)

Encuentros en la liminalidad: espacios sagrados, contactos e intercambios en el sur de Iberia en los inicios del I milenio a.C.

  1. Tamar Hodos (University of Bristol)

Ritual Communities and Local Identities in Iron Age Sicily

  1. Alfredo González-Ruibal (Spanish National Research Council – CSIC), Rafael Rodríguez Martínez (Pontevedra’s Country Council) y Xurxo Ayán Vila (Spanish National Research Council – CSIC)

Encounters in the Ditch: Ritual and the Middle Ground in an Iron Age Hillfort in Galicia (Spain)

  1. Lela M. Urquhart (Stanford University)

Rituals and Community Cohesion in Central-Western Sicily

  1. Meritxell Ferrer (Universitat Pompeu Fabra – Barcelona)

La (re-)creación de una memoria: la materialización de un “sentido de lugar” en la Sicilia occidental s. VIII-V a.C.

  1. Mireia López-Bertran (University of Glasgow)

Modelling Communities: Punic Terracottas in Rituals

A 5. Identità e multiculturalità nella Sicilia di età coloniale (VIII-IV sec. a.C.)

In una Sicilia ampiamente coinvolta nei due grandi movimenti colonizzatori che interessarono il Mediterraneo a partire dalla fine del IX, e ancora più intensamente nell’VIII e VII secolo a.C., il rapporto tra nativi e popolazioni greche e fenicie – ben evidente fino alla conquista romana dell’isola e caratterizzato, secondo le fonti storiche e letterarie, da uno scontato alternarsi di fasi di pacifica convivenza e di scontro aperto – si evidenzia sempre più chiaramente anche sotto il profilo archeologico, documentando l’esistenza di una società multiculturale che, in alcuni casi, accentua i valori della commistione rispetto a quelli della diversità, seppur sempre caratterizzata dal contatto e dallo scambio, in altri sembra attestarsi su posizioni identitarie che non escludono, comunque, il confronto e il dialogo.

In questa duplice prospettiva possono leggersi e riconsiderarsi i molti aspetti che connotano le diverse zone del territorio isolano: dalla Sicilia occidentale, dove l’incontro tra Sicani, Elimi, Fenici e Greci dà luogo ad un intrecciarsi di esperienze i cui esiti variano in dipendenza delle modalità dell’approccio e dei particolari momenti storici – emblematici in tal senso sono i dati archeologici relativi a Mozia, Solunto e Panormo per l’età arcaica e la situazione di Selinunte dopo la distruzione del 409 a.C. – alla Sicilia centro-orientale dove, al di là dei momenti di evidente conflittualità, il rapporto dinamico tra nativi e coloni greci testimoniato, ad esempio, anche attraverso l’abbondante e significativa evidenza delle necropoli, accelera, in molti casi, i processi di integrazione non escludendo contatti a più ampio raggio che testimoniano un’autentica ricettività ed una non comune larghezza di orizzonti.

Alla luce dei più recenti lavori di ricognizione intensiva, che coprono ormai ampie aree dell’isola, è da riconsiderare anche la specifica condizione dei territori dell’entroterra e del sistema dell’insediamento rurale, evidenziandone la funzione rispetto alla storia culturale ed economica dell’intera Sicilia.

 

  1. Giancarlo Germanà Bozza (Accademia delle Belle Arti “R. Gagliardi” di Siracusa)

Importazioni greco-orientali e fenicie nei santuari arcaici della Sicilia orientale

  1. Christian Russenberger (Archäologisches Institut der Universität Zürich)

Monte Iato (PA): Ultime testimonianze di una cultura indigena attorno al 300 a.C.

  1. Rossana De Simone (Università degli Studi Palermo)

Le cretule del ‘tempio C’: motivi iconografici greci nella Selinunte punica

  1. Francesca Spatafora (Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Palermo)

Indigeni e Greci negli Emporia Fenici della Sicilia

  1. Giovanni di Stefano (Università della Calabria)

Principi greci e comunità sicule in età storica in Sicilia. Indicatori funerari aristocratici

  1. Annapaola Mosca (Università di Roma“La Sapienza”)

Insediamenti rurali greci in Sicilia. Una frontiera verso gli indigeni? Le fattorie come demarcatori territoriali nel contesto camarinese

A 4. Fenici, Indigeni, Greci, Cartaginesi, Romani, Vandali. Stratificazione e interazione culturale a Olbia (Sardegna) dall’VIII sec. a.C. al V d.C.

Verranno esaminate le varie modalità secondo le quali i gruppi etnico-culturali avvicendatisi nella movimentata storia di Olbia si sono rapportati a quelli che li avevano preceduti nel sito. Si affronteranno:
a) le connessioni mediterranee del primo insediamento sorto ad opera dei Fenici e le sue relazioni con gli Indigeni (750-630 a.C.);
b) il sostituirsi (cruento?) ai Fenici di Greci – probabilmente Focei in precoce proiezione occidentale un trentennio prima della fondazione della stessa Massalía – i loro contatti con le genti locali e la loro dipartita dal sito all’avvento di Cartagine in Sardegna (520 a.C.);
c) il carattere di deduzione coloniale della città di fondazione cartaginese con l’apporto di genti libiche (340 a.C.) e i suoi rapporti mediterranei;
d) l’inurbamento e integrazione in essa di abitanti dell’entroterra;
e) i mutamenti introdotti da Roma nella struttura sociale, economica, culturale e urbanistica della città punica;
f) il carattere multiculturale della compagine urbana romana;
g) il cruento avvento dei Vandali che segna la fine della città antica.

  1. Rubens D’Oriano (Soprintendenza Archeologica per le provincie di Sassari e Nuoro)

Introduzione: Indigeni, Fenici, Greci, Cartaginesi, Romani, Vandali a Olbia dall’VIII secolo a.C. al V d.C.

  1. Attilio Mastino (Università di Sassari)

Nota su Olbia arcaica: i gemelli dimenticati

  1. Rubens D’Oriano (Soprintendenza Archeologica per le provincie di Sassari e Nuoro)

Indigeni, Fenici, Greci a Olbia

  1. Giuseppe Pisanu (Independent Researcher)

Olbia punica e il mondo tirrenico

  1. Paola Cavaliere (Independent Researcher)

Gli Indigeni nella città punica di Olbia

  1. Giovanna Pietra (Università di Sassari)

I Romani a Olbia: dalla conquista della città punica all’arrivo dei Vandali. La città punica in potere di Roma: continuità e trasformazioni
I Romani a Olbia: dalla conquista della città punica all’arrivo dei Vandali. L’arrivo dei Vandali

  1. Paola Ruggeri (Università di Sassari)

Olbia romana. Una città multiculturale

A 3. La Sardegna dai Fenici ai Romani: incontri e relazioni tra culture

La Sardegna, posta al centro del Mediterraneo occidentale, si trova ad essere un luogo privilegiato di incontro di etnie diverse. Gli esiti della grande cultura nuragica dell’età del Bronzo, già in contatto con il Mediterraneo orientale attraverso i Micenei ed i Ciprioti, vengono interessati da una potente ondata di colonizzazione fenicia nei primi decenni dell’VIII sec. a.C., ondata cui hanno partecipato anche individui di stirpe greca, come attestano i ritrovamenti avvenuti in anni passati e recenti. Il rapporto e l’integrazione con le popolazioni sarde dell’età del Ferro sono felici e fecondi, ed individui nuragici viaggiavano su navi fenicie attraverso il Mediterraneo, come le recenti scoperte nella penisola iberica hanno chiaramente dimostrato. La conquista cartaginese dell’isola avvenuta nella seconda metà del VI sec. a.C., con un approccio al territorio completamente diverso rispetto a quello dei Fenici, porta ad un radicale mutamento che conduce ad una sostanziale indifferenziazione, nella quale, comunque, si riescono ancora a percepire gli esiti di tradizioni culturali indigene tra gli apporti Cartaginesi, apporti che, sotto taluni aspetti, sono ad essi derivati dai contatti con il mondo ellenico, sia della madre patria che coloniale. La cultura e le tradizioni puniche rimangono radicate a lungo in Sardegna, ed hanno una notevole e protratta influenza sui successivi modi della presenza romana, in diversi aspetti culturali e materiali.

 

  1. Carlo Tronchetti (Museo Archeologico Nazionale di Cagliari)

Introduzione

  1. Laura Napoli (Università degli Studi della Tuscia), Elisa Pompianu (Università degli Studi di Sassari)

L’incontro tra i Fenici e gli indigeni nel golfo di Oristano (Sardegna)

  1. Alfonso Stiglitz (Museo Civico San Vero Milis)

Un’isola meticcia: le molte identità della Sardegna antica. Geografia di una frontiera

  1. Carlo Tronchetti (Museo Archeologico Nazionale di Cagliari)

Bere vino“alla greca” nella Sardegna punica?

  1. Giuseppe Garbati (Istituto di Studi sulle Civiltà Italiche e del Mediterraneo)

Antenati e “defunti illustri” in Sardegna: qualche considerazione sulle ideologie funerarie di età punica

  1. Lorenza Campanella, José Á. Zamora (Centro de Ciencias Humanas y Sociales Consejo Superior de Investigaciones Cientifícas, Madrid)

Il maiale presso le comunità fenicie e puniche di Sardegna: leggi, tabù e consuetudini alimentari tra culture a contatto